L’incertezza e la crisi bloccano i mercati: serve l’intervento del Governo
Oggi regna una nebbia che impedisce alle imprese qualunque azione o progetto. La pandemia, la guerra e i cambiamenti climatici hanno portato a galla il problema energetico e la vulnerabilità delle filiere agroalimentari
Massimo Artorige Giubilesi per la Rivista Italia a Tavola
Come tutti gli imprenditori sanno più che bene, fare business significa essere lungimiranti e coraggiosi, spesso anche rischiare. Il cosiddetto “rischio di impresa” è un concetto legato alla gestione e alle scelte che si fanno nella conduzione di un’azienda, alle decisioni e l’operatività nel suo complesso che concorrono a produrre risultati. Nessun imprenditore è mai al sicuro in questo senso, perché i risultati dell’attività possono essere positivi o negativi, profittevoli o meno, spesso dipendenti anche da situazioni imprevedibili che si generano. Insomma, la garanzia per avere successo, scusate il gioco di parole, non è mai garantita per nessuno e quando il rischio d’impresa assume la forma dell’incertezza, fare business diventa impossibile, perché in situazioni nebulose, non si possono fare piani per il futuro. L’economista americano Frank Knight (1885-1972), discepolo di J. B. Clark, già durante il secolo scorso ha contribuito alle indagini sull’equilibrio economico tracciando la sua nota teoria secondo la quale “l’incertezza si configura quando non è possibile associare una probabilità al verificarsi di un evento futuro”.
L’incertezza blocca i mercati
Purtroppo, secondo me la parola chiave del momento è proprio l’incertezza che blocca e ostacola ogni iniziativa imprenditoriale in quanto rende impossibile calcolare oggettivamente la probabilità di verificarsi una qualsiasi opportunità di crescita nel prossimo futuro. Gli avvenimenti a livello globale negli ultimi tre anni hanno portato a modifiche profonde in ogni aspetto delle nostre vite, accelerando alcuni importanti processi che necessitavano di molto più tempo per essere applicati senza i traumi che stiamo subendo oggi.
La pandemia, la guerra e i cambiamenti climatici, che tutti assieme hanno portato a galla il problema energetico e la vulnerabilità delle filiere agroalimentari – scenario che, ricordiamoci, era prevedibile e annunciato da anni – oggi ci stanno ingabbiando nel circolo vizioso dell’incertezza. Ormai penso che abbiamo perso l’orientamento cercando di capire i motivi che ci hanno condotto fin qui: alcuni attribuiscono tutto all’emergenza sanitaria, altri al conflitto bellico e/o agli errori politici.