Empatia e Strategia – Il ruolo del consulente per le PMI
Intervista di Maria Zemira Nociti a Fabio Rigali per la rivista Macchine Alimentari
“L’abbiamo sempre fatto così” è ancora il mantra di molte tra le piccole e medie imprese attive nel settore alimentare italiano. Quando questa attitudine le pone in difficoltà, interpellano un consulente che deve essere sempre disponibile e svolgere meglio di altri il compito affidatogli. La sua grande sfida è far capire che le sue proposte hanno effetti diretti e misurabili sui risultati aziendali. Ne abbiamo parlato con il dottor Fabio Rigali, consulente senior di Giubilesi & Associati.
Che tipo di formazione ha avuto?
Ho conseguito il diploma di tecnico di laboratorio chimico-biologico presso l’Istituto di istruzione superiore Ghislandi Tassara di Breno in provincia di Brescia. È stata una formazione prevalentemente pratica, con una forte focalizzazione sui diversi rami della chimica organica, inorganica, industriale e sulla microbiologia. Terminata la scuola desideravo iscrivermi a Veterinaria, ma non ho superato il test di ammissione. Ci sono rimasto male al punto da abbandonare temporaneamente gli studi.
Li ho ripresi alcuni anni dopo a Parma, iscrivendomi al corso di laurea triennale in Tecnologie delle produzioni animali e sicurezza degli alimenti.
Una tesi di alto valore
Di solito per la laurea triennale gli studenti scelgono una tesi compilativa, lei ha seguito un percorso diverso… Durante l’ultimo anno di scuola superiore avevo svolto un breve tirocinio presso la ASL (oggi ATS) di Boario Terme. Mi sono occupato di analisi microbiologiche delle acque destinate al consumo umano e della ricerca di Trichinella nelle carni suine. In laboratorio ero a mio agio e ho quindi optato per una tesi di laurea sperimentale. Verteva sulla mineralizzazione della matrice ossea ottenuta in vitro ad opera della linea cellulare immortale SAOS-2 addizionando, ai mezzi di coltura, estratti acidi delle spine di pesce.
Un tema molto complesso, cosa sono le cellule SAOS-2?
La SAOS-2 (Sarcoma osteogenic) è una linea di cellule tumorali ricavate nel 1973 da J. Fogh e dal suo staff, dall’osteosarcoma primario di una ragazzina di 11 anni. Nel 1987, un altro gruppo di ricerca guidato da Sevgi B. Rodan scoprì che tali cellule sono affini agli osteoblasti e che sono in grado di elaborare la matrice extracellulare del tessuto osseo. Negli embrioni, gli osteoblasti contribuiscono alla formazione delle ossa. Negli adulti contribuiscono al rimaneggiamento ed alla riparazione delIl rapporto con le PMI del settore alimentare è basato sulla fiducia e deve essere gestito con attenzione. Il consulente indica cosa va fatto e viene ascoltato perché sa cogliere non solo le esigenze del cliente ma anche le sue emozioni tessuto osseo. La linea SAOS-2 è stata oggetto di tantissime ricerche, la sua caratterizzazione è quindi ben documentata, si ottengono tantissime cellule in breve tempo, sono un valido modello di quanto avviene nelle ultime fasi di differenziazione degli osteoblasti umani.
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